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Ingobbio o smalto questo è il problema…

Qual è allora la differenza tra un ingobbio e uno smalto?

Ceramista per passione

Genova, Italia

Elisabetta Brunetti Buraggi

Appunti su ingobbi e smalti

Questione ardua: a parte l’ingobbio fatto da semplice argilla liquefatta (slip), in effetti gli ingredienti di un rivestimento non smaltante sono uguali a quelli di uno smalto:
argilla o materiale stabilizzante; silicio, come vetrificante, e fondente.


Qual è allora la differenza tra un ingobbio e uno smalto?
quando si passa da uno all’altro? in realtà è difficile dire quando. 

Sostanzialmente è la quantità relativa di argilla che determina la differenza; un reale confine non esiste, ci sono rivestimenti detti ingobbi vetrosi o anche smalti aridi (dry).
Diciamo che in un ingobbio l’argilla deve essere almeno il 30% o il 40% o il 50 %, ma bisogna considerare anche altri fattori come la permeabilità, la vetrosità/opacità… etc. e capire come i materiali interagiscono tra loro per ottenere ingobbio o smalto, al di là del termine usato.

Questo piccolo e sommario schema, da solo, rende chiara la complessità della questione:


INGOBBIO

SMALTO

al 100% di smalto o ingobbio si può aggiungere colorante
VETROnefelina sienite, feldspato sodico, feldspato potassico, cenere di legna, quarzo
 20-50%

50-70%

SnO oss.stagno       1-5%
TiO2   oss.titanio       1-5%
ARGILLAbentonite, ball clay, caolino, allumina
 50-70%

  5-20%
ZnO  oss.zinco         1-5%CoO  oss.cob.to    0,1-4%CrO  oss.cromo     0,1-1%
FeO  oss.ferro        1-10%   Fe2O3
FONDENTIcarbonato di calcio CaCO3, dolomite, carbonato di bario  BaCO3, talco, wallastonite, cenere di ossa
 10-40%

10-40%

MnO2                                 0,1-4%biox. manganese 
CuO oss.rame     0,1-10%
Rutile                      1-10%(minerale TiO2)
totale  100 %  100%

Per maggiore chiarezza nella seguente tabella riporto la Composizione chimica (approssimativa in parti) di alcuni minerali secchi: es. il caolino è circa 1 parte di allumina e 2 di silice + acqua

Al2O3SiO2
Caolino2
Nefelina sienite0,75  Na2O 0,25  K2O
+

1,11

4,65
F. sodicoO,57  Na2O 0.26  K2O 0.16  Ca2O 0,11 Mg2O


+


0,99


5,74
F. potassico Custer0,66 Na2O 0,31   K2O 0,03  Ca2O

+

1,04

7,14

Ma in inglese? “slip” ed “engobes” sono la stessa cosa? :

slip = argilla disciolta in acqua (molto vicina alla nostra barbottina) con quantità di argilla maggiore  degli engobes

engobes = spesso contengono fondenti, varie argille mescolate , felspato, quarzo 

Gli ingobbi mutano la superficie dei pezzi in ceramica; con essi si può cambiare il colore di un pezzo, o fare dei disegni colorati.

Si possono usare come finitura oppure essere smaltati. La superficie del pezzo si può rendere più liscia o al contrario più ruvida, si possono fare dei motivi rimuovendo in parte l’ingobbio, ri-evidenziando il colore dell’argilla del pezzo, che dovrà essere a contrasto.

L’ingobbio può anche servire per migliorare e rendere la superficie del pezzo più resistente.

Per decidere quale rivestimento è più adatto ad una certa argilla bisogna sapere che effetto si vuole ottenere (un certo colore o una texture superficiale), ma bisogna anche conoscere le modalità di applicazione dell’ingobbio e la sua compatibilità con l’argilla sottostante (e pure con lo smalto, se c’è) sia in fase di lavorazione, sia in cottura.

Si deve allora focalizzare qual è il ritiro, per sapere se c’è compatibilità tra rivestimento e argilla, perché altrimenti si possono avere scollamenti o crepe: perciò la ricetta dell’ingobbio deve essere adattata all’argilla del pezzo.

Per poter intervenire si deve procedere sperimentalmente, partendo dalle proprietà fisiche. In primo luogo si è visto c’è il ritiro, ma anche altro come:

  • la fluidità (velocità di essiccamento, quantità d’acqua, viscosità) per cui è determinante la modalità di applicazione, ma intervenendo sui componenti si può in parte modificare; 
  •  la vetrificazione adeguata alla superficie del pezzo è regolata dal fondente.  I rivestimenti non-smaltanti di solito hanno quantità più basse di fondente e danno luogo a superfici che stanno tra l’argilla nuda e lo smalto. Se l’ingobbio è più vetroso dell’argilla sottostante vi aderisce meglio; ma per renderlo più vetroso si deve aggiungere fondente avvicinandolo ad uno smalto e modificando quindi  le interazioni con lo smalto o cristallina soprastante;
  • la permeabilità dei rivestimenti non smaltanti;
  • la coprenza degli ingobbi può aiutare a coprire imperfezioni fisiche o di macchie, ma non  di eventuali sali derivanti dall’argilla o dall’evaporazione dell’acqua;
  • coefficiente di espansione termica: ma chi è costui? Importantissimo! per far funzionare l’aderenza argilla/rivestimento dopo la cottura, argilla e rivestimento devono avere lo stesso coefficiente di espansione termica. Durante l’uso del pezzo, ovvero durante la sua vita, quando l’oggetto subisce sbalzi termici, le contrazioni/dilatazioni di argilla e rivestimento devono essere simili. Con un brusco sbalzo termico, è possibile che l’ingobbio si sfaldi se non c’è giusta compatibilità tra ingobbio e argilla. In presenza anche di uno smalto l’espansione dell’ingobbio deve avere compatibilità sia con l’argilla sottostante che con lo smalto applicato sopra. Si trova prima  la compatibilità tra smalto e  argilla, si adatta poi l’ingobbio alla compatibilità smalto/argilla. Cioè bisogna prima testare l’aderenza dello smalto al pezzo, quando si ha lo smalto adatto, si passa a verificare l’adesione ingobbio/pezzo per assicurarsi un buon legame sul prodotto cotto. Poi si verifica la compatibilità smalto/ingobbio.

Tutti questi fattori possono essere modificati, intervenendo sulla composizione dell’ingobbio.

Ma c’è un altro fattore. Quando si devono applicare gli ingobbi?  

Possono essere applicati su argilla a durezza cuoio, o all’osso o su biscotto; ovviamente la composizione, proprio per tutto quanto detto sopra, varia.

Per dare un esempio, di massima,
R.J. Wilson, nel suo “Inside Japanese Ceramics” (Ed. Weatherhill )
indica tre formule base per ottenere gli ingobbi in bianco della ceramica tradizionale giapponese.


Per pezzi a durezza cuoio:
70%  argilla (caolino e/o argilla plastica bianca)
20%  roccia silicea o quarzo
10%  fondente (feldspato o calcare)

per secchezza osso:
40%  argilla (caolino e/o argilla plastica bianca) di cui una parte calcinata
40%  roccia silicea o quarzo
20%  fondente (feldspato o calcare)

per biscotto:
40%  argilla (caolino e/o argilla plastica bianca) tutta calcinata
40%  roccia silicea o quarzo
20%  fondente (feldspato o calcare)

Questa tabella è un esempio di alcuni altri rivestimenti riportati da ceramisti molto noti.

basevetrosoRhodesHansenLeachWilson1W2W3Argilla di Montelupo
Caolino 502520-256035-70204010
Caolino calcinato20
Ball clay50702520-25200-35
Feldspato 202030-3520102020
Quarzo (10)102020204040
Borace (2)5
Silicato  di Zr5(5)
Carbonato Ca(10)(20)(20)
Ossido di Fe rosso(5)4-8(4)
Argilla Montelupo90

Nota: Feldspato sia Na che K

Carbonato di Ca: talvolta sostituisce in tutto o in parte il Feldspato

Ox di Fe    opzionale

Il silicato di zirconio è usato in ceramica come opacizzante per gli smalti (più economico dell’ossido di stagno, altro opacizzante/sbiancante). In uno smalto  –  al 10% peso secco sul totale, dà un bianco opaco.

Il tema qui affrontato è in realtà solo accennato, perché è vastissimo e può essere sviluppato sotto vari aspetti, perché è proprio della storia della ceramica e dell’Umanità, nonché della storia geologica del pianeta Terra. Infinite sono le metodiche di decorazione delle superfici ceramiche, differenti i risultati con varie argille, vari i rivestimenti e le loro modalità di applicazione, diversi i tipi di cottura e i loro risultati. 

Bibliografia

Emanuele Grill – Minerali industriali e minerali delle rocce – Ed. U. Hoepli. 

Nino Caruso – Ceramica viva – Ed. U. Hoepli. 

Nino Caruso – Decorazione ceramica – Ed. U. Hoepli. 

Susan Peterson – Fare ceramica – Ed. Zanichelli. 

P. Rada, M. Hucek – Le tecniche della ceramica – Ed. Melita. 

Piero Cademartori – Corso completo di ceramica – Ed. De Vecchi

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