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Paesaggio e comunità produttiva

La costiera amalfitana, straordinario esempio di paesaggio mediterraneo

Italia Vietri Sul Mare

Architetto

Vietri sul Mare SA Italia

Elvira Peduto

CON ECCEZIONALI VALORI SCENOGRAFICI NATURALI E CULTURALI

Nel 1992 la costiera amalfitana è stata inserita dall’UNESCO nella categoria ‘Cultural Landscape’ per “lo straordinario esempio di paesaggio mediterraneo con eccezionali valori scenografici naturali e culturali risultanti dalla sua teatrale topografia e dall’evoluzione storica” e dal 1997 fu selezionata tra i siti della Lista del Patrimonio dell’Umanità riconoscendo all’antropizzazione di questo territorio un valore culturale. L’antropizzazione altro non è che l’intervento dell’uomo sull’ambiente naturale, allo scopo di adattarlo, e quindi trasformarlo, per forza di cose, modificarlo… La trasformazione del territorio include l’architettura, da quella vernacolare degli anonimi edificatori di volte a lamia arroccate sulle pendici dei Monti Lattari, passando per quelli più noti e consapevoli delle cupole maiolicate, fino alla più recente avventura novecentesca, che è la Ceramica Artistica Solimene firmata da un architetto filosofo come Paolo Soleri. Sono noti i tanti studi e scritti sul suo operato, ma in questo contesto ci interessa riflettere sull’intelligente uso del prodotto locale quale rivestimento per la fabbrica. Tralasciando le questioni tecniche vorrei concentrarmi sul valore evocativo della facciata. Se ancora agli inizi del Novecento le ciminiere erano le testimoni architettoniche della presenza dell’attività ceramica, insieme ai mulini ed alle vasche di decantazione per l’argilla, con il cambio di tecnologie e carburanti e l’industrializzazione dei processi, si riduce e si decentra la presenza di fornaci nel tessuto abitativo. Nei primi anni Cinquanta, sulla piazza Matteotti, belvedere e crocevia per la costiera amalfitana, si infittiscono i pannelli in maiolica dei negozi, si realizza il tratto di strada statale che bypassa il c.so Umberto I, e contemporaneamente si avviano i lavori nel porto di Salerno. Questi anni ricchi di fermento vedono nascere un’architettura che in qualche modo diventerà la nuova porta d’accesso “al paese delle ceramiche”. Forse questa immagine sarebbe stata rimarcata dalla realizzazione del sovrappasso che doveva essere l’ingresso all’area della vendita pensato da Soleri ma mai realizzato. Dunque muta l’immagine della città, ma nella fabbrica Solimene l’architettura trova un nuovo modo di manifestare la presenza della principale attività locale e la comunità ne riconosce la potenza evocativa. Vicendevolmente questa presenza influisce sulla formazione del gusto e della sensibilità  dei cittadini verso la presenza ceramica nel tessuto urbano. Sia con casi eclatanti come le manifatture di maiolica lungo via De Marinis che porta a Cava de’ Tirreni, le cui strutture vengono rivestite rispettivamente di scaglie e spuntoni prevalentemente di colore verde ramina, sia con casi molto più discreti come nei luoghi più ‘intimi della comunità’. Dalla seconda metà degli anni Cinquanta fino ai giorni nostri la maiolica si fa sempre più presente nel panorama cittadino. Se prima c’erano le cupole, alcune targhe votive, qualche pavimento ecclesiastico, cominciano a comparire pavimentazioni e lambrì lungo percorsi storici arrampicati sulle frazioni e condivise da frammenti di comunità: strisce colorate di “spaccato vietrese” che contribuiscono a mantenere pulite le vecchie e ripide rampe di scale. Spesso sono il tangibile risultato di relazioni parentali od amicali che, con piccola spesa, hanno consentito di ravvivare e mantenere piccoli anfratti nascosti ai più. Dagli anni Novanta le amministrazioni si son fatte carico di recepire questo indirizzo, sensibilizzate non solo dal sentire della comunità locale quanto, e forse più, dal dibattito politico nato intorno alla protezione delle produzioni tradizionali nazionali che imperversava con la globalizzazione del mercato. Dibattito che nel settore della ceramica portò alla legge 188/90 per la tutela la Ceramica Artistica e Tradizionale e la Ceramica di Qualità, mediante l’istituzione dei marchi CAT e CQ.  Da qui in poi a Vietri sul mare, ma anche negli altri comuni di antica tradizione ceramica, gli arredi in maiolica, gres, ecc. vengono richiesti e previsti al momento della progettazione per le opere pubbliche, ma anche dispersi un po’ in giro, approfittando di piccole opere di pulizia e manutenzione, talvolta su sollecitazione dei cittadini, tal altra per celebrare la bravura di qualche artigiano locale. Così, in un andirivieni di suggestioni, il paesaggio muta secondo gli indirizzi tecnici ed umanistici che la comunità, lentamente, intraprende. Eppure il fulcro del problema resta lo stesso e rimane irrisolto: come rendere il meno impattante possibile l’antropizzazione di questo habitat così delicato e fragile senza museificare il territorio o farne una Disneyland? Come renderlo più vivibile per quanti ci abitano, più accogliente per chi lo visita? Come rendere la produzione ceramica strutturalmente compatibile con la dimensione paese in un contesto turistico, ma anche limitrofo all’area metropolitana? 

immagini

Intervento di arredo urbano e particolare, ceramiche Botteghe F.lli Liguori, Raito, Vietri sul Mare
Facciata fabbrica Solimene e particolari, Vietri sul Mare
Fontana di Gennaro Gallo, Laboratorio Cassetta, Vietri sul Mare 1981
Intervento di arredo urbano, Villa Comunale Via Enrico De Marinis - Vietri sul Mare

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