L’infinito si riflette nelle visioni delle donne shipibo

Grandi Maestre nell’arte della ceramica e del tessuto

Direttrice “Fatti ad Arte” ed Ambasciatrice di “Wellmade”

BIELLA ITALIA

Patrizia Maggia

eredi di una tradizione artistica che si lega ad un profondo cammino spirituale

È una storia affascinante quella delle donne Shipibo- Konibo, grandi Maestre nell’arte della ceramica e del tessuto, eredi di una tradizione artistica che si lega ad un profondo cammino spirituale e che da oltre 1200 anni le guida a svelare i segreti del cosmo. 
La popolazione Shipibo-Konibo, oggi intorno alle 40mila persone, vive sulle rive dell’Ucayali e dei suoi affluenti, nella foresta amazzonica del Perù. 
Qui da sempre le donne sono depositarie di saperi che accostano sacralità e grandi abilità manuali, manualità che coltivano sin dall’infanzia.
Le bambine si avvicinano alla lavorazione della ceramica intorno ai 4 anni, guidate dalla mamma o dalla abuela, la nonna. Una sola, la bambina scelta all’interno della famiglia, solo a lei viene trasmessa la pratica interiore per poter accogliere le visioni che poi daranno origine ai meravigliosi disegni decorativi dei manufatti ceramici e tessili. Gli insegnamenti vengono impartiti non solo di giorno, ma anche di notte, la nipote dorme accanto alla nonna, in modo che da lei attraverso i sogni possa giungere fin a lei la conoscenza, lo shinan. Lo Shinan delle vasaie è considerato molto potente, perché grazie ad esso entrano in contatto con lo spirito della terra, del fuoco, del vento, dell’acqua, imparano a vedere. Secondo la cosmologia Shipibo Konibo è nei disegni della pelle dell’anaconda primordiale lo schema di tutto l’universo, da lì hanno origine i Kenè, i disegni che ornano le ceramiche e i tessuti; i rotoli di argilla vanno avvolgendosi su sè stessi come il serpente cosmico, trame e orditi producono immagini di incroci ortogonali e diagonali, come i fiumi sulla terra. I pezzi ricordano la figura umana, una base sostiene il vaso, da questa prende forma la pancia, poi il collo e la testa. La parte inferiore è di colore ocra e non ha disegni, all’interno delle cornici delle parti superiori sono invece inseriti composizioni e disegni di varie dimensioni, spesso simmetrici, di tre colori: bianco, nero e rosso. Per dipingere si servono di pennelli fatti con i capelli della stessa ceramista, perché è importante che lo strumento utilizzato abbia una connessione diretta con i suoi pensieri.
Il risultato finale non è mai statico o perfettamente simmetrico, ma al contrario sembra esprimere dinamicità e movimento tra linee di diverso spessore, un ritmo visivo dato da sequenze che si ripetono, che ingannano la percezione visiva, con una forza cinetica che agisce sull’ambiente e lo trasforma. Non più oggetti inerti, ma con una bellezza che si manifesta come impressione di movimento, capace di infondere in essi la vita propria e di generare una concentrazione profonda. Disegni sempre unici, che non si ripetono mai, ma che al contrario sviluppano continue varianti, con nuovi legami tra gli elementi di base. Sono solo le grandi Maestre, chiamate Shina Ona Ainbo, donne dal pensiero consapevole, a realizzarli. I tessuti dipinti o ricamati con i simboli del kenè, lasciano trasparire maggiormente la complessità della geometria degli schemi, l’occhio cerca di seguire le linee, ma si perde come all’interno di un labirinto, compare spesso il simbolo della croce che secondo il pensiero indigeno si trova in cima alle scale che portano al cielo. Tessuti che, più che coprire, sembrano aprire lo sguardo all’infinito. Sacralità e bellezza si fondono nell’arte Shipibo, in una continua ricerca di armonia ed equilibrio con il cosmo, che si rivela attraverso il femminile dell’essere.

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Tessuti e vasi fatti dalle donne Shipibo-Konibo

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